12.4.20

12.4.2020

Non mi sono alzata con il piede giusto, probabilmente il tragitto dal letto al divano questa notte è stato un po’ turbolento, fatto sta che nonostante fuori il sole stia splendendo e convinca tutte le persone dei condomini ad essere felici e sorridenti, con la bocca piena di cioccolata e i livelli di serotonina alle stelle, io, da buona sociopatica quale sono diventata ultimamente (o forse lo sono sempre stata un pochino..), non ho voglia di fare un emerito cazz. Excuse-moi per il francesismo ma stamane va così.

Se un paio di mesi fa mi avessero detto quello che mi aspettava sono certa che avrei gettato la spugna. Chiuso qualsiasi tipo di rapporto con qualsiasi persona, fatto scorte per un mese di uova, frutta secca e pollo, caffè, libri e penne bic, le uniche che mi fanno rilassare quando le uso. Un tratto sottile e indelebile il loro che non lascia margine di errore, eppure così delicato e potenzialmente ricco di mille sfumature se usato correttamente. Dicevo, mi sarei barricata in casa senza la voglia, senza la nostalgia, senza la malinconia della solitudine. Solo io me me stessa.
Probabilmente passerò la giornata con le cuffiette alle orecchie oggi, le voci e le risate dei vicini sono come aghi tra le costole, sottili e lucenti ma dannatamente dolorosi. 
Non ho preparato il pranzo, non ho preparato la cena anche se con tutta la roba che ho in frigo potrei sfamare almeno quattro o cinque famiglie con figli. Non ho voglia, non ho voglia di nulla, o forse di tutto quello che in questo momento non posso avere. 
Non capisco proprio cosa ci sia di tanto bello da festeggiare oggi. Le vostre tavole piene di lasagne, pollo arrosto, patate e timballi. Colombe e focacce che stanno per essere decapitate e smembrate per fiondarsi sotto le fuaci dei bambini che schiamazzano giù in cortile. In realtà forse quello che mi manca di tutto questo tram tram è lo Zibibbo. Si, quel vino liquoroso che si beve solo in certe occasioni. Ah, e i cantucci. Amo, amo alla follia i cantucci. Ecco il mio pasto potrebbe essere fatto più o meno così. Biscotti, vino e un buon amaro seguito dal caffè. O viceversa fate un po’ voi. Ma di tutto questo ho solo del Montenegro in frigo, e berlo da sola non ha senso, non è manco divertente. Avrei anche voglia del Disaronno, così stucchevole e mieloso, alcol mascherato, roba da femminucce ma pur sempre roba buona. 
E invece nulla di tutto questo, il mio sguardo cade sul tavolo dove mi aspettano i miei 3/4 litri d’acqua da bere durante la giornata, l’alcol lo teniamo per altre occasioni. Affianco alle bottiglie un calendario, con i giorni sbarrati, uno alla volta per contare quelli di quarantena e di dieta più o meno pulita che sto facendo. A seguire due flaconcini di amuchina, un paio di mascherine, una candela, due accendini, un pacchetto di Philip Blue quasi giunto al termine e una scatolina, sorvegliata dal piccolo Buddha, a cui penserò stasera, l’unica gioia della giornata. 

Alzo il culo dal divano e vedo di mettermi a fare qualcosa, auguri a voi che festeggiate questo giorno, mangiate anche per me.

Silvia

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